Il dj suona? Breve saggio filosofico

Bentornati! L’estate purtroppo sta finendo, come ricordano i sempreverdi Righeira,estate che ricorderemo per i non troppi tormentoni musicali (un grazie però lo devo a Robin Thicke per gli sculettamenti osservati sulla sua canzone), ma per i tormentoni facebookiani come “E’ colpa di Gnassi”, per la scomparsa della nostra 9 bar e per il tentativo fortunatamente non andato a buon fine del Comune di Rimini di sostituirla con una imbarazzante imitazione, per la Molo Street Parade che è ormai una certezza, e la Notte Rosa che già puzza di vecchio, per i pienoni in alcuni locali per l’arrivo di vari Dj di fama internazionale… già, il pienone per l’arrivo di ‘sti famosissimi e strapagati Dj.
Questa cosa non mi va proprio giù, è più forte di me!
A costo di passare da snob o di fare di tutta l’erba un fascio, non riesco a spiegarmi come un banale Dj possa permettersi di guadagnare tutto ciò, il rapporto qualità/prezzo è troppo squilibrato!
E poi, soprattutto, non riesco a capire come si possa dire, o come loro possano dire, che suonano.

Certo, certo, non tutti questo pseudo musicisti sono uguali:

Ci sono i bimbiminkia virtualdeejay (i peggiori), che si scaricano un programmino per mixare da Emule, comprano un paio di cuffie al centro commerciale, e con i loro Cd del Papeete Beach hanno la convinzione da bambini viziati di sentirsi già dei professionisti. Assimilabili a loro ci sono i Dj da festa di diciottenni o festa di paese, quelli che si son presi la consolle coi soldi del papà, e che spesso e volentieri vendono le prevendite per discoteche in cui sperano un giorno di andare a “suonare”.

Un gradino sopra ci sono gli aspiranti deejay che si sono comprati l’impianto coi loro sudati guadagni, e pian piano ci aggiungono altre parti o lo migliorano. Passano le ore sui siti e nei negozi specializzati, e soprattutto nella loro cantina a provare e riprovare passaggi, chiusure e messe a tempo, fino a che il loro show musicale non è perfetto. Questa categoria di deejay si differenzia dall’altra perché magari lavora in locali seri, grazie a qualche loro produzione.

Ci sono poi ancora i dj che fanno Live set con Ableton Live, controller, pedali, effetti di ogni tipo, magari neanche montano i giradischi o i cdj in console, creano tutto dal vivo, oppure un mix fra i due. Ecco, qui forse, ma forse, ma forse, ci si avvicina al concetto di “suonare” (senza però centrare il concetto, è ovvio).
E poi beh, ci sono loro, gli “strapagati”, che arrivano nel locale col loro jet privato, si limitano a mixare pezzi nemmeno loro, e ovunque vanno, sempre gli stessi, fanno due autografi e ripartono.

Insomma ce n’è di tutti i colori.

Purtroppo, mai in me verrà il dubbio sul dove andare, se un giorno dovrò scegliere fra il concerto live del più sconosciuto dei gruppi che ci possa essere nel pub in centro, o lo schifo di show di un Ricardo Villalobos qualsiasi nel locale con poi magari la selezione all’ingresso.

Sempre viva la musica, quella vera.

Santermete Streaming, una radio libera.

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